La rivolta dei nudisti contro i primi cittadini: «Dovrebbero dimettersi»

A far traboccare il vaso la battuta di Di Vincenzo sulla differenza tra naturisti maschi e femmine

GROSSETO. Inorriditi e offesi. Dopo il "no, grazie" degli amministratori della costa maremmana alla richiesta di creare spazi ad hoc dove praticare il naturismo, gli adepti del nudo insorgono. Un po' per il rifiuto di prendere in considerazione la richiesta. Con la sola eccezione del sindaco Bellumori di Capalbio, infatti, i naturisti si sono visti chiudere la porta in faccia ancor prima di provare a bussare. Un po' per alcune dichiarazioni accessorie rilasciate dagli amministratori.

E c'è chi chiede immediate dimissioni. «Era tanto - scrive Daniele Bedini, referente per Alberese dell'Associazione naturisti italiani Anita - che non leggevo delle dichiarazioni così abominevoli, retrograde, offensive e ipocrite da parte di politici». Il primo della lista è il sindaco Bonifazi, che due giorni fa ha lamentato la mancanza di un posto «davvero isolato» nel territorio da destinare al naturismo. «Pensava di creare un ghetto nudista - chiede Bedini - o nascondere una cosa pericolosa? E sulla "necessità di fare nudismo", su cui si è espresso, farebbe meglio ad amministrare che esprimere giudizi. Ognuno ha le proprie necessità e non ne esistono di serie B o di serie A».

Parole dure, dall'Anita, anche per i primi cittadini di Follonica e Monte Argentario per i quali creare un'oasi nudista è impossibile, dato che la spiaggia è troppo vicina al paese o frequentata da bagnanti in costume. «Sono mai stati - spiega Bedini - nella cattolicissima Spagna, a Barcellona, dove in centro c'è una spiaggia naturista con tanto di segnaletica?». La dichiarazione che ha lasciato più interdetti gli adepti della filosofia "nature" è stata, però, quella dell'assessore e sindaco in pectore Di Vincenzo che, a Orbetello, invita i nudisti a frequentare la spiaggia all'alba o al tramonto o a coprirsi se passa qualcuno. «Mi ricorda - scrive Bedini - quando il Vaticano fece mettere le mutande nei quadri di nudo rinascimentali. Per questa dichiarazione l'assessore Di Vincenzo sarebbe da far dimettere». Oltre a questo invito del novello "Braghettone" lagunare - il soprannome con cui è conosciuto il pittore Daniele da Volterra che, nel '500, "rivestì" i personaggi del Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina - a far infuriare i naturisti è anche la dichiarazione di Di Vincenzo che, tra il serio e il faceto, ha detto di «capire un nudo femminile, ma non uno maschile». «Questa frase - scrive il rappresentante di Anita - è offensiva per le donne e per gli uomini che, al pari delle donne, possono avere un corpo bello... Ma, comunque, a questo signore dovrebbe entrare in testa che l'aspetto di una persona non è importante per noi naturisti. Noi accettiamo tutti senza giudizi, dai grassi ai magri, dai belli ai brutti».

A ribadire il concetto che il naturismo non ha niente di morboso è Fidenzio Laghi, ex presidente Aner, Associazione naturista emiliano-romagnola, che snocciola le sentenze che hanno assolto i naturisti italiani negli anni e, una volta di più, ripete che «secondo l'attuale legislazione non è obbligatoria alcuna autorizzazione da parte dell'ente locale per praticare naturismo in spiaggia. Il Comune, se riserva uno spazio per i naturisti e lo attrezza, favorisce il rispetto di questa minoranza e valorizza il turismo naturista». Se non lo fa, è solo grazie alla discrezione di chi pratica il nudo integrale se i naturisti evitano i luoghi affollati. «Basterebbe solo - conclude Laghi con una battuta, ma non troppo ilare - un'ordinanza del ministro Mara Carfagna che dia ai naturisti la parità con i cani, ai quali la Brambilla riserva una spiaggia in tutti i comuni costieri». A questo proposito, però, l'assesore Di Vincenzo stoppa subito la proposta. «Io - spiega - non sono per le pari opportunità».

12 agosto 2010